domenica 14 agosto 2011

FRIGO&LIBRI

Ho aperto il frigo giusto in tempo per sentire il ''Pfffff'' dell' acqua
minerale nella bottiglia, sotto pressione.
''Perchè sbuffi?'', le ho chiesto col sopracciglio aggrottato.
''L' insalata mi prende in giro perchè son lunga e trasparente''.
Una fogliolina verde ha alzato il coperchio del frigoverre e mi ha
sussurrato, nell' orecchio ''Non ti sembra ridicola?''
Un ovetto solitario, dai piani alti, sentenzia ''Ti sei guardata bene? Le tue
foglie stanno per marcire e se una folata di vento dovesse mai incrociare la tua
strada, voleresti via in un batter d' occhio''.
''Taci tu, vieni dal sedere d' una gallina''! sputacchiò velenoso un
barattolo di sugo.
''Guarda me, rosso come una fragola e delicato come il basilico''.
E un carota: ''Sì, ma le fragole si mangian sempre volentieri. Senza la
pasta, tu, sei niente''.
''E tu, Ilaria, con quel naso storto?'' fa una mela dispettosa.
''Non ci avrei nessun problema, di per sè. E' che il mondo è di profilo.
Siediti in treno, tra i banchi di scuola, in macchina o cammina per strada.
Il naso è sempre in bella vista per gli altri'' dico io.
''Tu almeno ci puoi andare, lì fuori. E noi, sempre fermi. Al freddo'', continua la mela.
-Ah sì? Io vi libero, che nel frigo ci metto i libri- penso con aria di sfida.
Li prendo tutti, frutta, insalata e uova.
Gli apro la porta di casa e li vedo scendere le scale, goffi ed eccitati.
Poi, in punta di piedi, scelgo dagli scaffali: chi vorrà un po' di fresco?
Mettiamoci il Piccolo Principe, che camminava nel deserto.
John Fante, lui mi faceva venire un gran caldo. Il frigo gli farà bene.
E pure il libro Vita di Pi. Su quella barca c' era da sudare.
Impilo i libri nel frigorifero e qualcuno lo infilo nel cassetto delle verdure.
Chiudo tutto e mi metto al computer. Scrivo.
Tra il clic-clic della tastiera ed il cellulare che suona, sento un rumore assordante venire dalla cucina.
Corro a vedere: viene dal frigo.
Apro piano lo sportello e mi trovo davanti nientemeno che Woody Allen. E' uscito da ''Pura anarchia'', e sta litigando con Oriana Fallaci che fuma una sigaretta.
-E' riuscita ad accendersela anche qui dentro- penso.
Dalle pagine dell' abito di piume è balzata fuori anche Banana Yoshimoto.
Se ne sta in disparte con il mento appoggiato sulle mani.
E poi la Fernanda, che parla di De Andrè con il suo amico Bukowski.
Ginsberg legge l' Urlo vicino ad un chiassosissimo Stefano Benni che descrive ciambelle nei bar (sport).
D' un tratto, eccoli uscire dal frigorifero, uno per uno.
Corrono, saltano, gridano, si mettono a far festa.
Uno beve vodka, l' altro suona il clarinetto.
La casa è a soqquadro in pochi minuti.
Spaesata cerco di fermarli, ma provate voi a calmare decine di teste come quelle.
Cerco un po' d'aria sul balcone e di sotto vedo i pomodori (sì, quelli di casa mia) che imbrattano selvaggi un muro immacolato.
Come kamikaze si schiantano sulle pareti.
Vandali con le foglie.
Un uovo fugge da un gatto che tenta di mangiarlo.
L' insalata perde il suo vestito rifugiandosi dietro una panchina.
E' il caos.
Mi guardo intorno, devo fare qualcosa, mamma torna alle 7...


Driiiiiin.

Devo alzarmi, domani ho l' esame.
Ma lo giuro: basta pizza prima di andare a dormire.





sabato 30 luglio 2011

http://www.lancora.eu/?q=node%2F1634

Con le mie otto zampe ho camminato attraverso i muri di molti palazzi.
Per un ragno non è facile trovare la casa giusta: ho rischiato di essere schiacciato, malmenato, spazzato via.
In molti hanno urlato al sol vedermi.
Un giorno, però sono sbucato tra le mattonelle di una piccola bottega polverosa.
La fessura da cui entrai era poco più su di una mensola colma di barattoli.
Avvicinandomi ad una delle arbanelle, guardai dentro: c' era un cuore.
Spalancai gli occhi e premetti bene il muso contro il vetro: non c' erano dubbi, un cuore.
Pulsava nel suo mantello rosso.
Stordito, barcollai verso un altro contenitore; ed anche lì! Un cuore!
Uno dopo l' altro vibravano composti nei loro recinti.
Scaffali e scaffali lungo i muri.
Pieni zeppi.
Di cuori.
Sul fondo del negozio, una scrivania ed una donnina dagli occhi scintillanti.
Tutte le mattine arrivava di buon' ora per curare i suoi clienti.
Ne sceglieva uno, toglieva il coperchio, e posizionava il cuore bello comodo sul tavolo, sopra diverse stoffe colorate.
Ad alcuni cantava.
Per altri era sufficiente surrurare parole misteriose.
Altri ancora li infagottava nella sciarpa e li cullava canticchiando piano.
Vi ho presentato l' Aggiustacuori.
Ogni giorno uomini d' affari, donne col foulard, cantanti jazz, aspiranti giornalisti, pensatori, arrabbiati, ansiosi, tutti passavano da lei e le lasciavano il cuore sul bancone.
Lei non aveva bisogno di saperne il perchè.
Sorrideva, cercava un barattolo vuoto e lo impilava sulla mensola.
Li avrebbe messi a posto man mano.
Al momento della restituzione il cuore era sempre brillante e felice.
Una sera d' inverno il campanello della porta trillò e ad entrare nel negozio fu un uomo sulla trentina, molto serio.
''Mi venda un cuore, la scongiuro'', chiese alla donna.
''Non posso farlo, questo è sicuro'' rispose lei.
''Il problema è il denaro? Quanto?''
''Io non li vendo, li aggiusto soltanto''.
''Se non mi accontenta, ne morirò''.
''La sua richiesta è ingiusta, però''.
E lui ''Non capisco queste parole, le sue...''
''Perchè così, di cuor ne avrebbe due'' fece lei.
L' uomo abbassò gli occhi e disse sottovoce ''Io di cuori non ne ho''.
La donna ebbe un fremito.
Lo guardò più attentamente col sopracciglio aggrottato.
''Forse ci credo, forse no''.
L' aggiustacuori si mordicchiò un' unghia e guardò con una lente nel petto dell' uomo.
Non vedeva nulla.
Buio come quando hai appena spento la luce.
-Forse, se aspetto, i miei occhi si abitueranno-
Ma ancora niente.
Nessun segnale dal cuore.
Si decise quindi a studiare la mente dell' uomo.
E quel che vide, non la soprese: un enorme cervello la scrutava da sotto la lente.
Teneva le braccia conserte e sembrava Molto pieno di sè.
La donna disse solennemente ''Lei è prigioniero della sua testa. Al cuore, di spazio non ne resta''.
L' uomo lì per lì non si scompose.
Ma lei tornò sul petto e gli mostrò un piccolo cuore nascosto dietro una tende nera.
Tremava ed era troppo debole per confrontarsi col cervello, impettito e presupponente.
''Il cervello non si fida, vuole un sacco di risposte. Al cuore non da ascolto''.
L' uomo decise di lasciarglielo in cura, ma le diede anche il cervello.
L' aggiustacuori gli parlò, gli parlò, gli fece ascoltare canzoni, disegnò, scrisse per lui, e alla fine lui capì.
Sorrise e fece pace col cuore che se ne stava triste, in braccio alla donnina.
Quando l' uomo tornò a ritirare, si mise a posto e strabuzzò gli occhi.
Guardò fisso negli occhi della donna e solo in quel momento capì.
La riconobbe.
Da allora, ogni giorno viene alla bottega, bacia l' aggiustacuori e le racconta del suo amore. Per lei
.

venerdì 29 luglio 2011

''Settemmezza in tavola''.

Mi trascinano di peso in macchina.
Incrocio le braccia per tutto il viaggio.
Muso lungo, silenzio.
Che mordo.
Aprono la portiera, mi forzano a camminare fino a lì.
Davanti a te.
Mi guardi sorridendo ma butto gli occhi in terra.
Le solite operazioni di routine.
Fa tutto mio papà.
Io sono inchiodata coi piedi per terra.
Intrappolata nell' incapacità di accettare un dolore così grande.
Bloccata con il mio comportarmi solo come mi viene.
Impossibilitata nel fare le cose a comando.
Restiamo muti, uno davanti all' altra.
Sudo.
E alla fine tira su il sopracciglio, ti do un' occhiata veloce e mi si vena il cuore.
Di nuovo.
''Dai, andiamo via di qua'', ti dico.
Portami in campagna, ti aiuto a tagliare l' erba.
Facciamo il fuoco anche noi a ferragosto, quando nel buio si vedono i falò in tutta la vallata.
Quando andrai con le pizze al forno a legna, ti seguirò.
Come facevo da piccola.
Andiamo a Varazze a mangiare i crackers col miele a notte fonda, mentre gli altri dormono.
Parlami delle cose belle che volevi per il mio futuro, camminiamo per mano ancora un po'..
Mi sono arrabbiata perchè ti volevo bene, e tu me ne volevi tanto.
Però mi sono sentita tradita.
Non ho fatto in tempo a girarmi che sei scomparso.
Ti avevo salutato di fretta ma con amore.
Ero con Marika, e mi hai liquidato con due parole svelte, come al solito.
E questo vizio me l' hai lasciato pure a me.
Però in quelle parole ci sentivo l' amore, quello vero.
Cerco di ricordarmelo tutti i giorni.
Lo leggo tra le parole della lettera di tanti anni fa,
lo vedo nelle foto coi tuoi calzini lunghi anche d' estate,
ma sopratutto lo sento nel cuore.
''Dai, stai un po' qui con me.. Parliamo ancora.. Perchè te ne stai lì con il tuo nome inciso nella pietra, la data di nascita e quella tragica, subito sotto? Nonno, dai, vieni via''.
 

giovedì 7 luglio 2011

W Laura

Dal tabacchino c'era Laura,
una donna socialmente considerata strana.
Cioè, lo stesso che dire ''operatore ecologico'' al posto di ''spazzino''.
Perchè Laura la credono matta.
Ha quasi sessant' anni, mi ha detto, eppure ne dimostra dieci di meno.
Questa pazzia fa bene al fisico, allora.
Pare che non sia normale perchè dice quello che pensa sempre e comunque.
Non le piacciono i film con la trama prevedibile ed ha una gran passione per Johnny Deep.
Detesta che critica gli altri per come sono vestiti e quelli che ti fissano senza ascoltare cosa dici.
Ha da ridire sulla mania degli acquesi di spettegolare a destra e a manca.
Sbuffa alle ingiustizie ed alza la voce per farsi sentire.
Si tiene stretti solo gli amici sinceri.
Mi ricorda i bambini: nessuno gli da retta perchè-si-ascoltano-solo-i-grandi.
Mah.
Secondo me la Laura fa venir voglia di sorridere.
E quasi quasi si fa pure voler bene.

mercoledì 6 luglio 2011

HEMINGWAY, SUCCO DI FRUTTA E SCRIVERE

Certi giorni odio la gente.
''Odiare è una bruttissima parola'', direbbe mio padre.
Ma quando esco di casa non sopporto nessuno.
Ho i nervi avviluppati.
La signora che guarda e spettegola,
il bambino che strilla,
il barista tirchio,
il cane che ringhia.
Come ringhio io quando mi tagliano la strada, mi tirano spallate senza voltarsi, mi guardano storto ''Perchè sono giovani e maleducati''.
Mi arrabbio perchè mi hanno cresciuta buona e con i famigerati principi di cui tanto si parla.
In bocca a tutti ma nel cuore di pochi.
E allora detesto i messaggi di fretta perchè non si ha tempo,
i sorrisi finti ma non farci caso,
le bugie dette tra un bicchiere di vino e l'altro.
A volte odio anche quella spinta che è la verità,
che mi tira il pugno dentro ma non tanto forte,
che intanto sa che l' ascolto sempre.
Ogni tanto mi lascio fregare dalle frasi da diario delle medie,
che recitavano di -esser cattivi per divertirsi di più-.
E capita che incrocio le braccia e sbuffo.
Pesto un po' i piedi e mi mangio le unghie.
Però davanti allo specchio ci finiamo tutti.
E quando ci guardo, io mi sorrido.
Perchè alla fine il posto sull' autobus lo cedo anche al maleducato.
Mi si piega la bocca all' insù a vedere una madre che guarda il suo bambino.
Darò una monetina alla donna che suona in Via Balbi.
E tutti i giorni strimpella Cielito Lindo.
Ed le carezze al cane le darò lo stesso.
E penso che forse forse, c'è speranza per le persone.
Che tanto mi stanno sul cazzo ma tanto mi piacciono.
Forse c'è da esser fiduciosi quando un professore si segna il libro che hai descritto all' esame di inglese.
Se ti racconta che ha visto Patti Smith in tour e vuole sapere per che sito scrivi.
E va a finire che, forse forse... Mi piace anche un po' l' università.


Ma non troppo.

mercoledì 29 giugno 2011

Studio-terrazzo-computer-terrazzo-estathè-terrazzo

''Ho bisogno del mio spazio'', dice un ragazzo alla televisione.
-Pure io-, penso.
Ma non in senso figurato: mi serve un monolocale dove infilare le idee e i desideri.
Forse un grattacielo farebbe più al caso mio.
Una cosa che mi dispiacerebbe lasciare a casa dei genitori però c'è: il terrazzo del quinto piano.
Andarci mi aiuta a riflettere.
Mi appoggio alla ringhiera e GUARDO.
Con l'aria sulla faccia, la sigaretta in mano e la testa piena, che piena non si rivela mai.
Semi-distrutta da un' afa indicibile, abbandono il libro dei presidenti USA da studiare per l' esame di lunedì.
Come ogni giorno mi interrogo sul perchè abbia scelto la facoltà di lingue a Genova.
Microfono, cuffie, radio e giornali, articoli da scrivere bombardano la mia mente minuto per minuto.
...E magari andrei a lavoro su una panda rossa.
(LA VICINA DI FRONTE SI AFFACCIA VELOCE E TORNA DENTRO)
C' è chi pensa di scegliere il suo futuro e chi crede che le sue decisioni saranno dettate dalla crisi, dalla società, dai legami.
Io sono in mezzo al mare sulla mia barchetta e non so da che parte remare.
Mi vedo col cannocchiale, dal balcone dove sono ora: ho in mano un sacchetto bordeaux e dentro sento un rumore di biglie: lì c'è la mia vita.
Ogni tanto apro piano il sacchetto, do' una sbirciata e richiudo tutto in fretta, come se stessi bevendo grappa in una chiesa.
Mi mangio le unghie e guardo intorno.
(MIO FRATELLO RIENTRA IN CASA)
La guancia destra mi diventa fredda e mi dico ''Codarda. Fifona''.
Sondo il terreno pian piano, e mi sembra tanto strano quello che devo decidere.
Perchè mi sento in un mondo che non è il mio.
Osservo le persone e quasi tutte hanno un' incudine al collo: dedicano forze ed energie per tutto il giorno al lavoro. Che non gli piace. Che non li fa guadagnare abbastanza. Che incattivisce e abbandona i bambini all' asilo. E non si può più vivere in campagna.
Io voglio un bel lavoro che mi tenga sveglia la notte ma mi lasci il tempo di andare al mare per cercare le conchiglie, di camminare sull' erba con il cane, di vivermi gli amici.
E gli adulti, duri ''Cara ragazza, sarabbe bello per tutti''...
Mi chiedo chi ci impedisca di fare delle nostre vite quel che vogliamo.
(IL LENZUOLO CADE DALLO STENDITOIO, DI NUOVO)
Penso a tutte le battaglie quotidiane che faccio.
Mi accorgo che la scrittura mi cura.
Ti vedo passare in macchina. Il piede comincia a tremolare, un' altra unghia se ne va.
Gli altri pensieri si fanno un po' più lontani.
Tum tum TU tum.

venerdì 24 giugno 2011

Usare il microfono per intervistare le paure,
la spazzola per lisciare i dubbi,
le cuffie per ascoltarsi meglio,
lo zaino per metterci gli obbiettivi della vita,
un post-it per ogni idea.


Io faccio così.

domenica 19 giugno 2011

I panni sporchi si lavano in famiglia, ma dal cortile si sente tutto.

Alle 8 di sera, in estate, stare in terrazzo è una goduria.
Non faccio in tempo a scansare la tenda che già sento le urla furiose della vicina del sesto piano che urla contro chiunque le capiti a tiro: marito, figlio, nuora che non viene mai a mangiare la domenica perchè chissà cos' ha da fare.
Una finestra cigola più in basso.
E' la signora del terzo, che mi ricorda Edith Piaf a metà della sua vita.
Camminano nello stesso modo frettoloso, un po' a scatti, col sopracciglio aggrottato. Credo sia una donna piena di manie, ed è ossessionata dall' ordine.
Il suo balcone è completamente vuoto.
E poi c'è il mio preferito.
Vive nel suo piccolo regno, un terrazzo quadrato costantemente illuminato dal sole.
Circondato da piante e fiori rossi, sotto un cappello bianco con la visiera.
E' l' uomo delle rose.
Ci si siede in mezzo e ci parla.
Gli racconta della sua giornata. Forse gli svelerà i suoi più intimi segreti, le sue debolezze, i sogni nel cassetto che s' intravedono tra le sue rughe.
Non teme che i fiori gli voltino le spalle e lo giudichino severi.
A loro può confidarsi col cuore aperto, come si fa con i bambini e gli animali.
E quando tira forte il vento ed i fiori non riescono a sentirlo bene, lui gli si avvicina e parla ad alta voce.
Tende l' orecchio per capire se stanno bene.
Ad un tratto si accorge che lo sto osservando e si fa un po' più vicino alle sue adorate rose.
Parlare con loro va bene, ma con le persone è tutta un' altra cosa.
 


giovedì 16 giugno 2011

19:35. Ora di chiusura, ma i pensieri sono ancora in fila..

Sul letto:
due coprispalle
la borsa dei Beatles
la borsa di pelle tutta rovinata
un pacchetto di fazzoletti
rayban di un amico di papà in ostaggio
accendino verde mela
cellulare
custodia occhiali da vista
due cuscini
In terra:
zaino sul tappeto
un' altra borsa
Sulla sedia:
talmente tanti vestiti che non posso elencarli
un attaccapanni che sta cadendooo... è caduto.
Sulla scrivania:
una copia dell' Internazionale
''Le mille e una notte''
''Around the world with Auntie Mame''
''Che tu sia per me il coltello''
''Tu più di chiunque altro''
il manifesto della facoltà di lingue e letterature straniere
una rivista con tutte le opere di Klimt
fogli bianchi
fogli scritti
3 cornici senza foto
2 cornici con foto
portapenne di quando ero bambina
stereo
cuffie giganti della sony
specchio
cd cd cd tanti cd
Appesa all' armadio:
maglietta rosa di H&M
NELLA TESTA:
un n°aio di racconti
un tentativo di poesia
un po' di malinconia
qualche segno di inquietudine
il sogno insistente di un' intervista (da fare)
un paio di proverbi in inglese
l' immagine del salotto della mia futura casa
un terrazzo con il dondolo, tante piante ed il tramonto sulla collina
una risata con Vichi
le caramelle con Franpesca
un cane che mi appoggia la testa sulle gambe mentre scrivo
la musica che (mi) va.
Ed immagini a random di Lisbona-Giappone-LondraLondraLondra



venerdì 10 giugno 2011

MECCANISMO DEL VOMITO

Mi sono svegliata storta all' idea di studiare
e l' umore non è migliorato quando ho sentito urlare Castelli ospite ad Annozero. 
Nel mentre, un ''giornalista'' del Tg5 tentava palesemente di farmi credere che lui ed i colleghi sono al servizio dell' informazione e non del premier.
''Ci manca di sentire qualche perla illuminante di Bossi'' .
Lo stomaco ha un sussulto.
Ho girato su Mtv sperando di imparare un po' di inglese tra una parolaccia e l' altra.
E mentre mi ripromettevo di non guardare mai, mai più un solo minuto di tivù trasmesso da Mediaset, pensavo.
Stendere, studiare la stramaledetta geografia economica o ascoltare Michael Jackson non bastano a distrarmi dalle facce dei politici.
Mi ronzano in testa circondati da donne arriviste, leccapiedi senz' anima e tonnellate di soldi.
Banconote da tutte le parti.
Ci si tuffano tutti come Zio Paperone.
Si azzuffano, li intascano, li leccano.
Il pranzo mi si sposta dal basso verso l' alto.
Fumo una sigaretta, vado in biblioteca e loro sono ancora lì.
Niente da fare, mi si parano davanti agli occhi e mi innervosisco ancora di più.
Mi mangio le unghie faticosamente ricresciute.
Studio a singhiozzo e torno a casa.
''Dormo, sono stanca''.
Ma scrivere mi da più energia di qualsiasi pennichella.
Allora batto a macchina il mio Governo ideale.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Roberto Benigni (questa l' ha suggerita qualcuno, ma la trovo davvero azzeccata).
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Massimo Gramellini.
MINISTRO DEGLI ESTERI: ci voleva Fernanda Pivano.
MINISTRO DELL' INTERNO: Francesco Guccini
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA: Pif
MINISTRO DELLA DIFESA: Le Iene
MINISTRO DELL' ECONOMIA: se la intendiamo come pura capacità di vendita, Gianni il tabacchino.
MINISTRO DELLO SVILUPPO: Silvano Agosti
MINISTRO DELL' AMBIENTE: i reporter di NatGeo
MINISTRO DELL' ISTRUZIONE: De Gregori mi sta bene; anche mio zio se la caverebbe.
MINISTRO DELLA SANITA': Gianfranco Morino
Questo pezzo mi è servito più del Plasil.