domenica 19 giugno 2011

I panni sporchi si lavano in famiglia, ma dal cortile si sente tutto.

Alle 8 di sera, in estate, stare in terrazzo è una goduria.
Non faccio in tempo a scansare la tenda che già sento le urla furiose della vicina del sesto piano che urla contro chiunque le capiti a tiro: marito, figlio, nuora che non viene mai a mangiare la domenica perchè chissà cos' ha da fare.
Una finestra cigola più in basso.
E' la signora del terzo, che mi ricorda Edith Piaf a metà della sua vita.
Camminano nello stesso modo frettoloso, un po' a scatti, col sopracciglio aggrottato. Credo sia una donna piena di manie, ed è ossessionata dall' ordine.
Il suo balcone è completamente vuoto.
E poi c'è il mio preferito.
Vive nel suo piccolo regno, un terrazzo quadrato costantemente illuminato dal sole.
Circondato da piante e fiori rossi, sotto un cappello bianco con la visiera.
E' l' uomo delle rose.
Ci si siede in mezzo e ci parla.
Gli racconta della sua giornata. Forse gli svelerà i suoi più intimi segreti, le sue debolezze, i sogni nel cassetto che s' intravedono tra le sue rughe.
Non teme che i fiori gli voltino le spalle e lo giudichino severi.
A loro può confidarsi col cuore aperto, come si fa con i bambini e gli animali.
E quando tira forte il vento ed i fiori non riescono a sentirlo bene, lui gli si avvicina e parla ad alta voce.
Tende l' orecchio per capire se stanno bene.
Ad un tratto si accorge che lo sto osservando e si fa un po' più vicino alle sue adorate rose.
Parlare con loro va bene, ma con le persone è tutta un' altra cosa.
 


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