venerdì 29 luglio 2011

''Settemmezza in tavola''.

Mi trascinano di peso in macchina.
Incrocio le braccia per tutto il viaggio.
Muso lungo, silenzio.
Che mordo.
Aprono la portiera, mi forzano a camminare fino a lì.
Davanti a te.
Mi guardi sorridendo ma butto gli occhi in terra.
Le solite operazioni di routine.
Fa tutto mio papà.
Io sono inchiodata coi piedi per terra.
Intrappolata nell' incapacità di accettare un dolore così grande.
Bloccata con il mio comportarmi solo come mi viene.
Impossibilitata nel fare le cose a comando.
Restiamo muti, uno davanti all' altra.
Sudo.
E alla fine tira su il sopracciglio, ti do un' occhiata veloce e mi si vena il cuore.
Di nuovo.
''Dai, andiamo via di qua'', ti dico.
Portami in campagna, ti aiuto a tagliare l' erba.
Facciamo il fuoco anche noi a ferragosto, quando nel buio si vedono i falò in tutta la vallata.
Quando andrai con le pizze al forno a legna, ti seguirò.
Come facevo da piccola.
Andiamo a Varazze a mangiare i crackers col miele a notte fonda, mentre gli altri dormono.
Parlami delle cose belle che volevi per il mio futuro, camminiamo per mano ancora un po'..
Mi sono arrabbiata perchè ti volevo bene, e tu me ne volevi tanto.
Però mi sono sentita tradita.
Non ho fatto in tempo a girarmi che sei scomparso.
Ti avevo salutato di fretta ma con amore.
Ero con Marika, e mi hai liquidato con due parole svelte, come al solito.
E questo vizio me l' hai lasciato pure a me.
Però in quelle parole ci sentivo l' amore, quello vero.
Cerco di ricordarmelo tutti i giorni.
Lo leggo tra le parole della lettera di tanti anni fa,
lo vedo nelle foto coi tuoi calzini lunghi anche d' estate,
ma sopratutto lo sento nel cuore.
''Dai, stai un po' qui con me.. Parliamo ancora.. Perchè te ne stai lì con il tuo nome inciso nella pietra, la data di nascita e quella tragica, subito sotto? Nonno, dai, vieni via''.
 

Nessun commento:

Posta un commento