venerdì 22 ottobre 2010

Devo esercitarmi con i titoli_

Come a molti succederà, spesso mi interrogo sulle vite degli altri.
Ed ecco cosa mi è frullato per la testa oggi, a Genova.
Scottandomi la lingua mentre addentavo una patatina del McDonalds, osservavo le persone davanti a me.
In macchina, a piedi, accompagnati dal cane, affacciati alla finestra.
'Da quanto tempo saranno svegli, stamattina? Dove avranno bevuto il caffè? Qualcuno starà per fare un viaggio in Nuova Zelanda? E quanti conoscono il cartone Les Triplettes de Belleville'?
E poi... eccone uno.
Completo nero elegante, camicia bianca, cravatta, auricolare e valigetta di pelle.
Il Ma-na-ger.
Si vedono tanti stereotipi in giro, ma il Ma-na-ger mi incuriosisce sempre.
Sarà perchè mi sembra l' unico mestiere per cui ci si veste ancora così a puntino.
Più che ''a puntino'', direi alla vecchia maniera.
Mi ricordano cortigiani di imperi antichi, ormai quasi estinti, fuori luogo dovunque si trovano.
Alcune immagini mi lasciano stranita, col sorriso: una vecchietta col foulard in testa e le scarpe della Nike,
un bambino che porta al guinzaglio un terranova, una donna sulla cinquantina con la pettinatura rimasta ai sixties, e, mi duole dirlo, chi fa il proprio mestiere con passione.
Ma il Ma-na-ger.
Lui è sempre una sorpresa.
Stona con tutto.
Stona il suo completo elegante con un gelato colorato.
Stona con le cuffie grandi, quelle che passano sopra la testa.
Stona con un paio di rollerblade.
Stona persino con le patatine del McDonalds.

E allora...?
Che ci siano più Ma-na-ger(s) col gelato, con le cuffione, con i rollerblade e con le patatine ipercaloriche.
 

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